Architetture sospese
Lo spazio torna qui a essere sintattico. Le forme, solidamente plastiche, non si compenetrano più, non si dilatano nella sovrapposizione della memoria di diverse visioni, ma si accontentano di innestarsi una nell’altra in maniera anomala. L’arco teso dal viadotto a sinistra, la ciminiera in bilico, la copertura a denti di sega dello stabilimento che affiora da quel piano vertiginosamente inclinato, disegnano infatti nello spazio un conflitto di prospettive che si placa solo nella statica delle masse. Sassu sperimenta in questo dipinto una possibilità nuova: quella della geometria architettonica, misura di uno spazio innaturale, plasmato da pesanti ombre sironiane. Un momento di singolare sintonia con la figurazione utopica di Giandante X, la cui suggestione contribuisce ad affrancare il giovane Sassu dal futurismo, che proprio nel 1929 con il manifesto dell’aeropittura inaugurava la stagione delle acrobatiche “visioni-ventaglio”.
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