Arte e impegno politico
Aligi Sassu espone in diverse gallerie a Milano nei primi anni ’30, stabilendo gradualmente una reputazione nel panorama artistico nazionale. Nel 1934 si trasferisce a Parigi per circa tre mesi, dove approfondisce lo studio dei pittori del XIX secolo (in particolare Delacroix, Cézanne, Géricault), visita musei, esplora le mostre e assorbe l’atmosfera culturale francese. Durante questo soggiorno, matura una coscienza politica sempre più decisa: Sassu diventa antifranchista e antifascista. Nel 1935 realizza una delle sue opere più emblematiche di questo impegno: La fucilazione nelle Asturie (olio su tela, 63,8 × 47 cm), che interpreta in chiave metaforica la repressione della rivolta delle Asturie del 1934 in Spagna. Questa tela è considerata un manifesto dell'opposizione europea al fascismo. Non solo pittura: Sassu prende parte ad attività antifasciste clandestine al ritorno in Italia. Diffonde stampa clandestina, partecipa ad azioni di “disturbo” nei confronti del regime. Nel 1937 viene arrestato dall’OVRA (la polizia politica fascista) con l’accusa di complotto e sovvertimento dell’ordine dello Stato. È condannato a dieci anni di reclusione. Dopo i primi sei mesi in isolamento, viene trasferito al carcere di Fossano dove gli viene permesso di disegnare: durante la detenzione produce oltre quattrocento disegni, che ritraggono perlopiù detenuti, soggetti mitologici, ma anche bozzetti come “La morte di Cesare”, che assume valore simbolico come metafora della fine del fascismo. Nel luglio 1938 ottiene la grazia reale, ma rimane sotto sorveglianza speciale, condizione che limita le sue possibilità di esposizione e attività pubbliche.
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