Olio su tela
cm 132,5 x 70
Nel 1956, a capo di una delegazione di artisti italiani, Sassu compie un lungo viaggio in Cina. È un viaggio che ha il sapore di un’esplorazione di quell’altrove metatemporale inseguito inutilmente in tanti anni di appassionato impegno civile. Ne escono una serie di quadri attraversati ora da una gioiosa fiducia, ora da una commossa partecipazione. Per Sassu comunque la pittura non può essere veicolo inerte di un contenuto, ma sempre idea pittorica: “La pittura è poesia prima di essere verità”. La lirica evocazione della figura del coolie è resa con una scrittura allusiva, che oppone l’inclinazione della pioggia in cui è immerso il ragazzo seminudo alla rigida verticalità del militare.
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