Biografia

Indietro

Un momento segnato da profonde trasformazioni

Aligi Sassu, appena ventenne, si affaccia sulla scena artistica italiana in un momento segnato da profonde trasformazioni. La pittura italiana si muove tra le suggestioni del Novecento italiano, sostenuto dal regime fascista con la sua visione celebrativa e monumentale, e le ricerche di rinnovamento che guardano alle avanguardie europee e all’esperienza del realismo moderno. È in questo contesto che, nel 1931, Sassu dipinge il suo celebre I ciclisti, oggi al Museo Barbella di Chieti: un’opera che rompe con la tradizione ottocentesca e traduce il dinamismo dello sport in un linguaggio pittorico vibrante, dove il colore diventa movimento.
Il ciclismo, disciplina popolare e simbolo di sacrificio e resistenza fisica, diventa per Sassu la metafora di una modernità che non trova corrispondenza nelle retoriche ufficiali. I ciclisti è, come scrisse Raffaele de Grada, “lo spartiacque fra l’Ottocento e l’epoca moderna”: non è una scena di genere, ma una visione epica della vita collettiva, intesa come corsa incessante. Renato Guttuso ne colse il valore esemplare, definendolo “un poema che ognuno di noi avrebbe voluto dipingere”.
Il quadro nasce in un periodo in cui lo sport assumeva un forte valore sociale e politico: le grandi manifestazioni sportive, promosse anche dal regime, intendevano esaltare vigore e disciplina. Sassu, tuttavia, rovescia quella retorica: il suo ciclismo non è esibizione di forza individuale, ma coralità, fatica condivisa, tensione collettiva. Non a caso, negli anni successivi, il Corriere della Sera lo chiamò a seguire il Giro d’Italia, chiedendogli di tradurne in immagini le tappe. Quei lavori non documentavano soltanto l’evento sportivo, ma restituivano il clima di un’Italia che trovava nello sport un rito di massa e, al tempo stesso, un momento di identità e speranza.
In questo modo Sassu inserì lo sport, e il ciclismo in particolare, nella grande tradizione dell’arte del Novecento: non come tema marginale, ma come allegoria della condizione moderna, della corsa incessante di un’epoca sospesa tra oppressione politica e desiderio di libertà.