La trama della ricerca condotta da Sassu a partire dagli anni Cinquanta è metalinguistica: è una rivisitazione dei luoghi del suo immaginario. La grande battaglia dipinta per la Biennale del 1952, alla quale si presentò un compatto schieramento del movimento realista, riprende con poche varianti una sanguigna del 1941. Negli anni Quaranta le battaglie di quegli uomini nudi erano una chiara metafora del dramma in divenire che registrava la storia: in seguito saranno la storia di uno scontro avvenuto nei territori del mito. L’impresa dei cavalieri è quella decisa ai dadi da quei lontani uomini rossi, è la quotidiana lotta del vivere. Sassu ha saputo trascrivere in un codice linguistico neocinquecentesco una storia inventata. Rivestendo i suoi cavalieri fantastici dei colori della realtà, ha trasformato un sogno nel racconto di una battaglia alla quale gli dei lo hanno chiamato ad assistere.