Olio su tela
cm 179 x 120
Nella produzione di Sassu dei primi anni Cinquanta c’è una rinnovata attenzione a temi politici o legati al mondo del lavoro. Per Sassu non si tratta di una programmata adesione ai temi del movimento realista, del quale non fa parte. La sua scelta di linguaggio è coerente con una decisione già maturata nel 1936 quando, rispondendo al referendum indetto da Domus, manifesta la sua ambizione “ad essere chiamato realista”. Una scelta immune, quindi, dal sospetto d’ortodossia alle direttive del partito comunista che, nel 1948, attraverso Roderigo di Castiglia, alias Togliatti, aveva lanciato il suo anatema contro il neocubismo picassiano di Guttuso, Vedova, Birolli. Nei Minatori, studio di un frammento del grande affresco realizzato nella foresteria delle miniere di Monteponi, in Sardegna, lo stesso soggetto che nel ‘28 era stato espediente di una riflessione formale diviene plastica celebrazione della dignità del lavoro.
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