“Ma la questione essenziale per Sassu giovane era decidere la sua oscillazione tra mito e realtà, era vestire quei suoi uomini nudi. Tutto il periodo è dominato in Sassu da quella oscillazione, tra la spinta verso una generalizzazione atemporale e la necessità di parlare chiaro sulla vita e sulla realtà (a cui non era estranea la sua convinzione socialista)”. Così scriverà nel 1959 Renato Guttuso, “compagno di strada” di Sassu. In questo dipinto, all’impostazione concitatamente narrativa, che indugia nella contrapposizione tra la baldanza del vincitore e la scorata fatica del ciclista che porta la bicicletta rotta, fa da contrappunto l’indeterminatezza della parziale acromia. Le figure ‘graffite’ da un segno rosso che ne profila appena le forme hanno così, nonostante la loro individualità, la magia di una sinopia che affiora appena dal grigio.