La periferia ritratta da Sassu non è la fulgida teogonia della boccioniana Città che sale: è un’indagine sulla progressiva alterazione del vuoto. Un’alterazione che ha più che altro valore di negazione, perché il giudizio sul devastante avanzare del pieno è espresso efficacemente nel volume dell’edificio in primo piano, senza varchi: vero e proprio sbarramento semantico opposto alla trasparenza del cielo. Annuncio di uno scontro che prenderà presto le forme di una battaglia tra titani. L’opzione del colore, valida in senso modernista, manifesta solo in apparenza valenze antinaturalistiche. Come ha precisato Antonello Negri, in una fondamentale monografia sull’artista pubblicata nel ‘95, le case del protorazionalismo milanese erano caratterizzate “da connotazioni cromatiche forti e nette” portatrici di un segno assurdamente metafisico nella realtà della periferia milanese.